SOLO PER LA MAGLIA.

Ieri, dopo la sconfitta disarmante, dove tutta la differenza delle due squadre in campo e' uscita per tutti i novanta minuti, e leggendo qua e la', qualche giornalista ha fatto notare come in campo ci fossero due categorie di differenza, con piena ragione visto che si e' giocato ad una sola porta.

Colpa di Dionigi ? si, no, forse, ora e' un dettaglio perché la salvezza e' sfumata da tempo, dai punti lasciati per strada, quest'ultimo sara' una meterora passata di qua per caso.

Oggi torna Bettinelli, unico artefice secondo lui della salvezza dello scorso anno (Pavoletti e i suoi gol li ha gia' dimenticati...) e chissa' se riuscira' nell'impresa anche questa volta, di salvare una squadra costruita con quattro denari (senza Pavoletti...) da un Ambrosetti che ci fece passare l'acquisto di Tamas come un colpo mirabolante, forse anche lui pronto al reintegro dopo essere stato cacciato a testate, un reintegro che sa di ammaina bandiera, dove non c'e' un euro per continuare questa stagione.

Ieri nel dopopartita i ragazzi della Curva Nord hanno chiesto un incontro con Imborgia e D'Aniello, un incontro che ha visto la presenza di chi vi scrive, dove non crediate sia stato fatto tutto con superficialita' e incoscienza, ci siamo parlati, abbiamo convenuto che era il momento di decidere come morire, i modi che possono essere discutibili per qualcuno, ma consoni del mondo ultras, dove l'etichetta dei peggiori e' appioppata a priori, ma che piaccia o no, giudici di chi non si spende in modo appropriato per onorare quello che rappresenta, e guardate che non e' bello trovarsi di fronte una persona che nemmeno hai mai sentito parlare ed invitarlo a fare le valige perché se dobbiamo morire, preferiamo morire come vogliamo noi, senza alimentare la peggiore faccia del calcio, quella degli avvoltoi che si accaniscono su un Varese moribondo per succhiare gli ultimi attimi di vita per trarne un profitto e sparire appena tutto finisce.
Imborgia si e' anche sentito dire che si e' preso le conseguenze degli errori e del malaffare dei suoi predecessori, tanto per essere chiari, perché se dobbiamo trovare un colpevole non ci riusciremmo, sono troppi.
Morire non vuol dire sparire, vuol dire cacciare, liberarci di persone che hanno usato la nostra maglia come una pezza, loro si spregiudicati, incoscienti, incapaci con una leggerezza disarmante di ridurre in brandelli l'anima di chi ama questi colori ,tanto quanto la loro famiglia.
Gli scenari che ci troviamo davanti oggi sono diversi, ma facciamo un po' di chiarezza e ordine, e se sbagliamo qualcuno ci spieghi meglio dove.
Oggi, senza Imborgia, di fatto D'Aniello e' il delegato da Laurenza, socio di maggioranza del Varese e quindi proprietario, per portare a termine questa stagione, con il denaro di chi non si sa,  ma quello e' il suo compito.
Alla fine della stagione ecco quello che potrebbe succedere:
Ci salviamo, Laurenza dovra' decidere se continuare e da solo non potra' farlo, visto che ha dichiarato di non essere cosi forte finanziariamente per continuare da solo, allora vorra' cedere il club (come ad oggi...) ma nessuno pare intenzionato ad acquistare una societa' colma di debiti, o meglio ci sono tre investitori che sono sulla bocca di tutti, persone del territorio, che sarebbero pronte a rilevare la societa' ma con un budget di circa il 60% del totale dei debiti, dato per scontato che Laurenza non voglia accollarsi il resto del debito, questa strada non e' percorribile, quindi Laurenza si ritroverebbe nelle stesse condizioni dello scorso anno, ossia ripartire con una squadra costruita al massimo del risparmio, sempre che ci sia la volonta' di continuare.
Fallire porterebbe conseguenze importanti alle societa' di Laurenza, con una serie poi di inghippi tecnici che potrebbero portare anche a pesanti indagini giudiziarire che sono legate ai fallimenti, ecco perché e' una strada che Laurenza non puo' permettersi di intraprendere.
Un' opzione sarebbe quella di non iscrivere il Varese 1910, non fallire e ripianare in altro modo i debiti, ma senza la parte sportiva, come e' successo a Padova lo scorso anno, ma che da la possibilita' con una richiesta alla federazione di poter iscrivere una nuova societa' in serie D, nata magari da persone nuove, magari gli stessi imprenditori che oggi non possono entrare, una soluzione che calzerebbe a pennello, nuova societa' sana e pulita, nuove persone e un campionato dignitoso da dove ripartire.
In poche parole, il Varese 1910 continua solo a livello di societa', senza squadra e un nuovo Varese potra' ripartire dalla serie D.
Retrocedere e di conseguenza essere meno appetibili, con ancora meno entrate economiche di nuovi sostenitori o sponsor, portrebbe Laurenza a sostenere un campionato di Lega Pro come quello che oggi vediamo svolgere dalla Pro Patria, ossia il minimo indispensabile per compiere un campionato, ovvero la peggiore delle ipotesi, un anonimato assoluto ancora peggio di una ripartenza dalle categorie più profonde del calcio in Italia.
Lo scenario che si pone davanti al nostro cammino e' uno dei peggiori, la matematica non ci condanna, in pochi ci credono ancora, una lenta agonia che ogni santo giorno ci ricordera' che NOI SIAMO IL VARESE e sabato c'e' un'altra trasferta da onorare.